Assenteismo siciliano-doc

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Di Guido Di Stefano

 

   Le italiche terre in generale e quelle sicule in particolare godono del “non invidiabile” privilegio di essere popolate da numerosi (non tutti per carità!) politici che per nascondere o sminuire errori, distrazioni, non adeguate capacità loro e dei privilegiati per scelta consacrata di “intuitus personae” proclamano crociate e scatenano guerre contro i piccoli della categoria in quel momento più esposta: guerre tra poveri comunque.

   Il fenomeno non è nuovo atteso che ciclicamente (forse anche stagionalmente) si ripete con la stessa ritualità e le stesse riserve. A volte sono  i commercianti (al minuto per lo più), i lavoratori autonomi, gli artigiani   e similari i nemici da combattere: tutti grandi evasori salvo qualche “unto” del potere e quindi nen novero dei giusti. Quando sono i turni delle varie categorie del pubblico impiego (comune, regione, stato) eccoli additati come infingardi, assenteisti, parassiti, “impastoiatori”  burocratici solo loro però, i dipendenti della base: nessuno si sogna di mansdare “sub iudice” i politici delle duecentomila leggi (che poi invocano il modello tedesco delle cinquemila leggi e delle responsabilità ben definite)  ed i dirigenti megagalattici (magari pluridecorati ed impegnati) che quelle leggi interpretano (a volte con ampi margini di discrezione) e che hanno il potere reale di intervenire su qualsiasi iter burocratico. Quando è il turno dei forestali, allora dagli al costosissimo forestale: si dice che qualcuno a Roma ha dichiarato che la Sicilia era stata salvata riducendo le spese dei forestali.  Stendiamo un velo di pietoso silenzio sulle guerre “formative, partecipate e sanitarie”: siamo tutti a conoscenza del dolore e delle lacrime generate.

   I venti di guerra hanno di nuovo investito i maligni burocrati della Regione siciliana alla voce assenteismo. Ed allora dagli all’untore, al parassita, al ladro, all’assenteista sempre più negativo con il trascorrere degli anni.

   Venti di guerra, venti di stampa. Il “casus belli” è una tabella riepilogativa che ove fosse stata presentata ad un serio congresso scientifico-statistico avrebbe sdegnato (e non fatto ridere) tutti i congressisti.

   Lo stesso Dirigente generale del Dipartimento regionale della funzione pubblica e del personale con nota n. 9129 del 23.01.2015 garbatamente contesta l’interpretazione data alla famosa (famigerata riteniamo si dovrebbe dire)  tabella che riporta la “Rilevazione mensile sulle assenze dei dipendenti della Regione Siciliana a tempo indeterminato – 2014”, soffermandosi in particolare sulla riga “D”.

   A proposito della riga “D”  (numero di dipendenti) scopriamo che la legenda (della tabella) al numero 5  recita: “Totale del personale non dirigenziale a tempo indeterminato e di tutto il personale dirigenziale (a tempo determinato e indeterminato) nei ruoli dell’Amministrazione all’inizio del mese. Già in partenza le definizioni riportate alla voce “D” ed alla voce “5” confliggono tra di loro: se è personale a tempo indeterminato in “D”  non può essere a tempo indeterminato e contestualmente determinato in “5”, anche se dovesse trattarsi di poche unità.

   Sempre con riferimento al numero di dipendenti noi ora ci limitiamo a leggere senza giustificare eventuali improprietà di linguaggio (perché di documenti già esposti al pubblico si tratta) : dal momento che si parla di dipendenti nei ruoli dell’Amministrazione (sic et simpliciter) qualcuno vuole spiegarci le escursioni numeriche esposte e comprese nel “range” da 12.558 a 15.322 unità? Forse 2.734 dipendenti dondolano dentro e fuori dai ruoli per superiori capricci?

    E non venite a spiegarci che in tabella si intendeva esporre il personale “sul posto di lavoro” all’inizio del mese:  è indubbio che “nei ruoli” ha un significato generale mentre “sul posto di lavoro” è molto specifico.

    Svista, incompetenza, malafede (speriamo di no)? I numeri e le “didascalie” sono lì come li leggiamo noi e come li avete letti voi.

    E poi la grande perla di saggezza: “totale del personale all’inizio del mese”! Un dato puntuale viene tranquillamente esteso al tutto il mese per compararlo alle assenze del mese intero: genialità assoluta degna del nobel cosmico.

    E’ scritto bene: “nei ruoli”. Ma il concetto è applicato male: il tasso di assenteismo va rapportato a tutto il personale, non solo ai presenti il primo giorno lavorativo di ogni mese.

     Forse sono reati o parassitari trucchi le  ferie, le maternità, i riposi compensativi (i giorni di riposo supplementari per lavoro straordinario comprovato e non pagato), gli interventi chirurgici, i ricoveri ospedalieri, le cure parentali (come assistere un genitore agonizzante, rivoluzionario motivo di accusa per assenteismo a un integerrimo dipendente regionale)? E la stessa malattia deve per forza scaturire da malafede?  Secondo noi andrebbe riconcepita tutta la tabella scorporando tutti i casi in cui è inammissibile ed impossibile la simulazione.

    Cercheremo di corroborare con un esempio la nostra tesi circa l’assurdità del riferimento puntuale adottato dall’Amministrazione.

     Ipotizziamo che in una piccola azienda  lavorano 100 operai (con eguale compito) il cui indice di produttività dovrebbe essere un pezzo ogni cinque giorni lavorativi; e, per semplificare i calcoli, ipotizziamo che ogni mese operano per venti giorni lavorativi e quindi ognuno deve produrre quattro pezzi.

     Il primo giorno lavorativo di un certo mese visitiamo la fabbrichetta ed ai fini “statistici” segniamo: operari “nei ruoli” 50, pezzi in magazzino zero e ce ne andiamo senza più curarci di niente. Al sedicesimo giorno lavorativo la forza lavoro è tutta presente, ma a noi non interessa.

     Il primo giorno del mese successivo torniamo in azienda prima dell’inizio della produzione per verificare quanti pezzi escono: 250 è il numero che scriviamo sotto il precedente 50, senza chiedere spiegazione alcuna. Quindi aspettiamo che gli operai prendano posizione all’inizio dell’orario di lavoro: sono cento e tanti ne segniamo sulla nostra tabella; salutiamo e ce ne andiamo. Però manco a farlo apposto al sesto giorno lavorativo la forza-lavoro scende a 50 unità per tutto il resto del mese (ah, queste ferie!).

    Torniamo poi a verificare (all’alba del primo giorno lavorativo del mese successivo) e troviamo e registriamo in consegna 250 pezzi: e tanto per essere coerenti teniamo ben fisso, senza indagare, il dato puntuale di inizio mese.

     Infine, siccome noi siamo sapientemente infallibili, gabelliamo e rendiamo pubblico quanto segue:

  • Primo mese………..in forza 50 operai……….produzione 250 pezzi;
  • Secondo mese……in forza 100 operai………produzione  250 pezzi.

Non sarà  che i  50 operai che mancavano il primo mese hanno “boicottato” l’azienda?  No, effetti collaterali di impropri rapporti “aritmetici”. Sapreste rapportare una linea ad un punto?

    In allegato vi sottoponiamo le citate lettera dirigenziale e tabella.

letteraassenze 2014

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